Sulmona – Aveva già fatto parlare di sé in quanto è stata la prima paracadutista donna della Valle Peligna e ora torna a sorprendere, la 23enne sulmo/introdacquese, Claudia Papale, caporale Vfp4 dell’Esercito italiano.
Arruolata nel dicembre 2006, dopo aver svolto l’addestramento di base presso il 57° battaglione “Abruzzi” di Sulmona, superata la selezione prevista, è diventata volontario in servizio prefissato di 4 anni (Vfp4) e oggi, presta servizio presso il 10° reggimento Genio Guastatori di Cremona. Dopo alcuni mesi di formazione e addestramento nella Scuola del Genio di Roma, lo scorso marzo è partita per la sua prima missione all’estero: destinazione Libano.
Il suo sogno, che è quello di diventare un soldato professionista e di affrontare scenari di vita militare operativa, si è finalmente concretizzato e Claudia, nel contempo, segna un altro record: è, infatti, la prima donna ad aver conseguito l’abilitazione ad operare sui campi minati. “Ho trascorso ben 7 mesi in terra libanese, a confine con Israele, ha detto al suo rientro in Italia, in una missione ONU che ha previsto lo sminamento di chilometri di agrumeti invasi dalle clauster bomb, ordigni che l’esercito israeliano ha lanciato sul Libano durante il conflitto.
Sminare un terreno è un’operazione complicata, continua, e soprattutto lentissima: in zone particolarmente rischiose e impervie, con temperature che sfiorano i 50 gradi, infatti, procedevamo anche al ritmo di 10 metri quadrati alla settimana. Noi operatori però, aggiunge Claudia, quasi come a voler tranquillizzare i lettori, siamo armati di speciali protezioni anti-schegge e di un metal detector, e procediamo bonificando corridoi di un metro di larghezza, fino ad aprire varchi nelle zone in cui si presume che potrebbero nascondersi le ‘sub munizioni’ inesplose, risultato dell’esplosione delle bombe a grappolo.”
Il suo aspetto docile e aggraziato, che, per dirla alla foscoliana maniera, non lascia trasparire quello “spirito guerriero che dentro le rugge”, nasconde una giovane donna determinata, decisa ad indossare la divisa per tutta la vita, a sacrificare tutta se stessa per amore di un lavoro che sognava di fare fin da piccola, sostenuta con forza e coraggio anche da tutta la famiglia. Mamma Luisa, papà Claudio, e i fratelli Fulvio e Manuela, infatti, pur essendo particolarmente preoccupati per l’incolumità della ragazza, condividono la scelta e ne vanno fieri.
“Non mi sento speciale né diversa, dice Claudia, che in questi giorni di festa abbiamo incontrato in città. Amo il mio lavoro, rispetto la mia femminilità e sono convinta che, nel nostro ambito lavorativo, quando si raggiunge un’ alta professionalità, non sei maggiormente considerata perché donna ma solo perché hai dimostrato di essere un bravo soldato.”