MOLISE – Dall’Osteria dentro le mura del Borgo antico di Termoli al “Pagatore” di Guglionesi, dalla trattoria “Nonna rosa” di Campomarino alla “Grotta di nonna Concetta” di Campobasso. Nell’edizione 2011 del sussidiario del mangiar bene all’italiana “Osterie d’Italia” compaiono numerose attività molisane, che si contraddistinguono per la genuinità dei piatti fedeli alla tradizione.
Sono ben dieci i ristoranti molisani del “mangiarbene”: una lista ricca di nomi per l’edizione 2011 del sussidiario “Osterie d’Italia” edito dallo Slow food.
L’unica attività termolese a guadagnarsi un posto sul prestigioso volume è l’Osteria dentro le mura, specializzata nella cucina marinara, in uno dei suggestivi angoli del Borgo antico, con i menù preparati dalla coppia di coniugi titolari Antonio Terzano e Lina, a base di pappone, triglie all’ingorda e altre specialità.
I ristoranti sono stati selezionati sulla base di segnalazioni di una serie di collaboratori locali, che per il Molise sono Davide Acerra, Pierluigi Cocchini, Massimo Di Cintio, Francesca Piccoli, Fabio Riccio e il consigliere comunale Erminia Gatti.
Rimanendo sulla costa, nella guida compare anche “Nonna rosa”, trattoria di via Biferno a Campomarino di proprietà di Giuseppe L’Abbate, per la quale si menzionano il carpaccio di manzo al tartufo, frittatine alle erbette, orecchiette di cime di rapa e ragù di braciolette, per citare alcuni piatti.
Allontanandosi solo qualche chilometro dalla città adriatica, nella mappa figura “Il pagatore”, ristorante tipico di Corso Conte Torino a Guglionesi, gestito dai fratelli Colavitti, del quale si ricordano tra le tante prelibatezze gli gnocchi con ricotta, melanzane e scamorza dell’Alto Molise, fettuccine ai funghi porcini o i tradizionali torcinelli.
Procedendo nell’interno nel volume si trova “La nostrana” di Maria Concetta Panunzio in vico D’Ovidio a Montelongo, con i suoi antipasti della tradizione contadina, oppure i piccoli cavatelli o fusilli, l’agnellone brodettato o la pizza dolce.
Spazio poi al ristorante “Da Filomena”, che si trova in località Limpilli a Bojano, con i salumi, formaggi locali, pappardelle ai funghi porcini, maccheroni alla chitarra, scamorza alla brace.
Sono tre le attività del capoluogo accreditate dallo Slow Food. L’“Aciniello” di via Torino è l’antica trattoria guidata dai fratelli Cristian e Raffaele Di Cesare, che propongono dalle polpettine di pane al cacio e uovo al sugo di pomodoro, al baccalà, al fegato di maiale.
C’è inoltre “Nonno Cecchino”, locale di via Larino, dei fratelli Corsillo, del quale si citano i fegatini dei pollo in salsa, o il baccalà arraganato.
«Sedersi da Concetta è come ritrovarsi a casa, nella cucina della mamma», queste le prime righe di presentazione de “La grotta di Concetta” di Lucia e Fabio Gianfelice, sempre in via Larino a Campobasso. Tra i piatti più noti, si elencano la pizza di patate, il baccalà mollicato o la melanzana con provola affumicata.
L’ “itinerario” del mangiar bene si sposta poi in provincia di Isernia, con “L’Elfo”, ristorante di via Campanelli, a Capracotta, che offre ai suoi clienti lo sformato di patate su vellutata di lenticchie locali, o la chitarrina al tartufo, ma anche il cinghiale con le mele molisane. Non ultimo “Adriano”, attività che ha lo stesso nome del proprietario Scarpitti, in via Napoli a Carovilli, del quale Slow Food elogia tra i tanti piatti la ricotta avvolta nelle melanzane, un gustoso pasticcio di patate, fagioli e tartufo estivo.