PESCASSEROLI – Gli obiettivi che l’Onu si era posto nel 2010 per l’anno della biodiversità non sono stati raggiunti. Nonostante le premesse non ci sono stati dei buoni risultati”, a dirlo è Guido Pollice, presidente dell’associazione ambientalista Green Cross Italia, intervenendo al dibattito “La biodiversità in natura: un valore da difendere e salvaguardare”, che si è tenuto stamattina 4 gennaio a Pescasseroli (Aq) presso l’Ente Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise. “
Il futuro per la biodiversità non è roseo – continua Pollice – Siamo in un periodo di crisi e purtroppo in periodi come questo l’ambiente e la cultura vengono messi da parte. Basti pensare che solo all’ultimo momento sono stati trovati in finanziaria i soldi per i parchi. Questo è un grande errore, perché l’ambiente può portare delle reali occasioni di sviluppo e di occupazione”.
Il convegno si tiene a conclusione dell’anno della biodiversità, a Pescasseroli, nel cuore del più grande parco europeo, dove si era tenuto l’Europarc 2010, che come ricorda il sindaco Nunzio Finamore “ha dato vita alla Pescasseroli declaration 2010, una serie di principi volti a salvaguardare la biodiversità”.
In questo quadro sconfortante per l’ambiente, il Parco d’Abruzzo, però, registra dei piccoli risultati. Nato nel 1922 per salvaguardare alcune specie, come l’orso marsicano e il camoscio, può dire di aver raggiunto un risultato fondamentale: “I camosci sono attualmente fuori pericolo – dice il presidente del Parco, Giuseppe Rossi – A oggi la popolazione ha raggiunto le 1200 unità. Raggiungeremo i 2000 esemplari in cinque anni. Anche l’orso marsicano al momento non è a rischio”.
Il parco d’Abruzzo è il migliore esempio di biodiversità in Europa. “Al suo interno ci sono 8400 specie – dice Rossi – pari al 15-20 percento della biodiversità italiana. Inoltre il parco d’Abruzzo è l’unico parco in Europa che viene gestito assieme alle istituzioni locali”. Si tratta infatti di un “parco abitato”, come ricorda Laura Fadda, conduttrice di Linea Verde su Rai Uno, e moderatrice dell’incontro, “all’interno del quale è possibile passeggiare, alloggiare e vivere”.
Per Enrico Miccadei, professore di Geografia fisica a Chieti, per risolvere il problema della geodiversità basterebbe “cambiare la scala. E mettere al centro non l’uomo, ma il pianeta terra”.