AGNONE – La cittadinanza attende delle risposte. Al centro dell’interesse, infatti, resta sempre lui, l’ ospedale civile San Francesco Caracciolo, alle prese con il momento più triste della sua storia. Da quando è stato avviato il ridimensionamento, la paura che si arrivi ad una chiusura definitiva cresce ogni giorno di più.
Anche perché il depauperamento a cui è sottoposta la struttura non lascia intravedere soluzioni diverse. Perdere le sue funzioni, quelle che hanno sempre attirato pazienti anche da fuori regione, equivale a decretarne la morte. Per il Caracciolo si è tentato e si sta tentando il tutto per tutto, dalle manifestazioni di popolo alla fiaccolata voluta dal vescovo di Trivento, dai tentativi di dialogo politico al Ricorso avviato dal comitato Art.32. Ricorso firmato da oltre 800 cittadini, che attendono di avere risposte dal Tribunale Amministrativo Regionale.
“Aspettiamo che venga fissata la data dell’udienza di sospensione – dichiara Armando Sammartino, co-fondatore del comitato insieme con Franco Di Nucci – e ci auguriamo vivamente che sia prima della fine di aprile. Oltre alle motivazioni aggiunte, per chi non lo sapesse ci siamo premurati di avviare anche un secondo Ricorso per salvare il Laboratorio Analisi, evitandone la riduzione all’osso. Da un servizio ordinario si vuole che sia attivo soltanto per le urgenze; cosa che si traduce in un ulteriore e fondamentale passo verso la chiusura. Questo secondo Ricorso, ovviamente, va a riunificarsi al primo”
Si spera, infatti, che il Tar possa bloccare l’attuale ridimensionamento, sul modello di quanto avvenuto a Guardiagrele, in Abruzzo, dove era in atto la chiusura del nosocomio locale. “Stiamo attendendo con impazienza di conoscere la data dell’udienza, speriamo davvero che sia il più presto possibile. Dopo di che ci attiveremo per una serie di iniziative, o meglio di manifestazioni, direttamente a Campobasso, per sensibilizzare la cittadinanza regionale al problema sanitario in corso.
La riduzione della sanità sul territorio va a penalizzare tutti, non solo i cittadini dell’area montana, e bisogna che almeno noi, direttamente colpiti, ci attiviamo facendo sentire chiaramente la voce di chi vive questi problemi giorno per giorno, e ne è esasperato”
Adele Moauro