SCONTRONE – Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa di Ileana Schipani, consigliere comunale di Scontrone .
”In questi giorni di pioggia incessante in più parti d’Italia è scattato lo stato di allerta per la possibile esondazione di diversi corsi d’acqua. A questa situazione non ha fatto eccezione l’Alto Sangro, dove proprio ieri tra Villa Scontrone e Castel di Sangro si sono vissuti momenti di apprensione per la preannunciata piena del fiume Sangro dopo la necessaria apertura delle paratoie della diga di Barrea posta a monte. A Villa Scontrone sono stati addirittura sgomberati alcuni edifici per precauzione. Sento il dovere in qualità di consigliera del Comune di Scontrone, di cittadina e anche di Presidente del CIRF (Centro italiano per la Riqualificazione Fluviale) di richiamare l’attenzione di tutti, a fronte di questo evento straordinario ma non raro, sul fatto che il fiume è un elemento della natura altamente dinamico, che quando acquista potenza e velocità va con vigore alla ricerca di spazi per sprigionare la sua energia.
Sono gli spazi del fiume, quelli che il Sangro proprio nella zona oggi al centro dell’attenzione, aveva in passato in abbondanza nella sua piana e che scelte urbanistiche poco lungimiranti stanno sottraendo, giorno dopo giorno, al corso d’acqua. Da anni, infatti, è iniziata la corsa all’occupazione proprio di queste aree da parte delle Amministrazioni comunali di Castel di Sangro e Scontrone, per urbanizzarle, come testimoniano le previsioni contenute nei loro PRG.
Evidentemente dagli eventi alluvionali che in passato e ancora in questi giorni stanno colpendo tragicamente tante parti d’Italia non si impara nulla e si continua a pensare di poter costruire in aree ad elevata pericolosità idraulica che diventano così ad alto rischio a causa delle costruzioni stesse e degli altri beni esposti.
Si crede erroneamente che possa bastare l’innalzamento degli argini e la costrizione dei fiumi in alvei sempre più stretti, proprio come è successo al Sangro in questo nostro tratto, a contenere la furia di una natura che quando si manifesta fa sentire molto alta la sua voce. E si ottiene invece di solito l’effetto contrario. Certo, è importante garantire la sicurezza del territorio, ma va sfatato un mito: la sicurezza assoluta non esiste per definizione, il rischio si può ridurre, gestire, ma il rischio “zero” semplicemente non si può raggiungere; un evento più catastrofico di quello di progetto è sempre possibile. Perdere la memoria e la consapevolezza di questo (spesso a seguito di proclami del tipo “ora vi mettiamo in sicurezza”) può portare a gravi errori e sottovalutazioni.
E’ necessario acquisire un nuovo approccio alla pianificazione e alla gestione del territorio. Da anni in questi Comuni si parla della “rinaturalizzazione” del fiume Sangro. È ora di passare dalle parole ai fatti: deve urgentemente essere attuata una politica che non permetta nuove edificazioni lungo il Sangro e anzi preveda la riconquista dei suoi spazi perduti, anche attraverso delocalizzazioni e assicurazioni per chi si trova a vivere in aree a rischio. Nel nostro territorio, a differenza che altrove, siamo ancora in tempo per farlo.
In altri paesi europei, come l’Inghilterra, esiste la formula per cui se vuoi vivere in una determinata area, devi pagare una assicurazione che ti copra dal rischio di esondazione e in alcuni tratti costruire è diventato inutile perché le assicurazioni, se il rischio è troppo alto, non coprono i danni. Sarebbe poi fondamentale attuare politiche compensative a scala di bacino per promuovere un’efficienza nell’uso delle risorse e una riduzione delle opere meno utili o, a scala ampia, addirittura dannose che non si otterrà mai finché si pianificherà in modo scriteriato aspettando il salvagente dallo Stato a seguito di ogni piena eccezionale.
Se non attueremo un approccio diverso da quello seguito finora, dovremo abituarci ad affrontare questo tipo di eventi con sempre maggior frequenza”.