CASTEL DI SANGRO – A sua insaputa, pubblichiamo una lettera dell’ing. Massimo Balzano, noto professionista locale comparsa oggi sul sito dell’associazione Majella Madre (www.majellamadre.com). Un incoraggiamento ai cugini molisani a non mollare la lotta per la riunificazione del Molise all’Abruzzo ed un’analisi sui problemi di due territori: Alto Sangro ed Alto Molise, accomunati dagli stessi problemi di sopravvivenza.
“Io, di Castel di Sangro, figlio di castellani/scannesi da molte generazioni, grazie a voi, non posso non ricordare tante cose della mia infanzia e adolescenza in merito alla mia “territorialità”. Mio nonno Eduardo e mio padre Leo gestivano una officina meccanica che nel dopoguerra, dopo le vicissitudini del periodo, impiegava ancora 12-13 operai. Ricordo i nomi e la provenienza di quei lavoratori che potete facilmente immaginare (certo non era la Valle Peligna).
Tale attività aveva come bacino di utenza tutto l’Alto Sangro e l’Alto Molise (ovviamente). I miei ricordi di bambino sono fatti di scorribande nelle piazze di Capracotta, Vastogirardi, Gamberale, Agnone, Alfedena, Pescocostanzo, ecc. mentre mio papà lavorava. La mia formazione ha avuto come fari illuminanti sacerdoti come Don Dante Rossi, Don Alfonso Cerrone della diocesi di Trivento!
Ricordo la gioia nell’aspettativa di assaggiare un confetto o un dolcetto di Agnone! Più grandicello, ho avuto modo, al seguito di Don Dante e Don Alfonso di apprezzare l’arte e la maestria degli artigiani che la bella città custodisce. Agnone, come la maggior parte dei paesi dell’Alto Sangro e dell’Alto Molise, non è più la stessa.
L’ultima volta che ci sono stato, forse 6 o sette anni fa, rimasi attonito nell’osservare il numero di case disabitate. Mio padre è morto nel settantacinque. L’officina chiusa per fallimento. Io avrei voluto fare quel mestiere. Certo, l’avrei sicuramente fatto adeguandolo ai tempi, come i tanti artigiani del bresciano, per esempio.
Perché lì si e qui no?
Invece no, sarei dovuto andare al nord per farlo, lo stesso nord che ha causato una industrializzazione selvaggia che non ha risparmiato mio padre, tanti come lui, né…..il Banco di Napoli… E allora laurea in ingegneria chimica a Napoli e libera professione a Castel di Sangro. Tié !
Dicendo questo, sono consapevole di essere (nonostante quello che si potrebbe pensare) un privilegiato. Ognuno di noi, se non stupido, sa di dovere qualcosa a qualcuno. Io, in particolare, pe
nso di dovere molto a quei due parroci benedetti che mi hanno insegnato ad apprezzare il buono e sviluppare quel senso critico che consente di distinguere gli “specchi per le allodole” dal vero e dal buono.
Ho imparato pian piano che è meglio godersi la bellezza eterna della propria montagna che “l’happy hour” della cocainomane e sfavillante Milano (per dire); che è meglio avere la possibilità di chiacchierare con un anziano del mio paese che essere un ingranaggio supponente del “politically correct” cittadino; meglio andare a cogliere funghi nei nostri boschi che pestare cacche sui marciapiedi cittadini.
E allora, si lavora qui, con quello che ne consegue…… Ma, badate bene, non voglio fare il radical chic al contrario; i più diranno “si, tu sei ingegnere, ma se qui da noi non si sbarca il lunario ?”
E già, è questo il problema: lavoro, lavoro, lavoro, tanto tantissimo lavoro. Questa è la soluzione. Non assistenzialismo. A questo punto vi dico chiaramente come la penso, posto che ci siano tante persone disposte a darsi da fare, non è detto che basti.
Se gli amministratori non creano le condizioni perché costoro possano raggiungere la “massa critica” tutta la fatica sarà vana. Per massa critica, ovviamente, intendo quella massa di attività produttive minima a far sì che una economia possa sopravvivere autosostenendosi, senza aiuti esterni.
E allora ?
Chi è della partita deve avere idee realizzabili e avere il peso (numerico, non politico) per realizzarle ed essere sinceramente convinto di dare preminenza al merito ed alla competenza. I politici non vanno neanche considerati in questo processo.
Sono come le galline: finiranno per seguire il contadino perché sanno che gli cascheranno da qualche parte i chicci di grano, prima o poi, ignorando però che quelle che non danno uova e finiranno in pentola! Da noi di competenza ce n’é tanta, nonostante quella persa per via e tanta, soprattuto, è latente, da far crescere con i nostri giovani. A loro dobbiamo dedicarci, soprattutto noi che abbiamo esperienza.
Giovanni Paolo II, a mio parere la maggiore figura del secolo passato sia in campo politico che religioso, disse la frase che mi causò un brivido ad ascoltarla: “Non abbiate paura!!!”.
Chi ci vive, qui, si dia da fare, e basta con la rassegnazione!
Quella della riunione di Abruzzo e Molise è una via obbligata (l’Abruzzo, credetemi, non è che stia benissimo) e la ” massa critica”, per quanto ci riguarda direttamente come cittadini di Alto Sangro e Alto Molise, non si raggiunge solo con una delle due parti.
Fortuna e coraggio a Majella Madre e tutti quelli che hanno interesse e attaccamento per questo territorio.