ALTO MOLISE – E’ ufficiale la notizia che la Commissione Bilancio al Senato, su proposta del presidente Azzollini, nell’ambito della manovra economica, ha emendato l’art.49 del ddl 2228, che prevede il declassamento della d.i.a. (“dichiarazione di inizio attività”) in s.c.i.a. (“segnalazione certificata di inizio attività”).
In parole semplici, il provvedimento, volto all’agevolazione delle imprese, autorizza ad edificare senza alcuna autorizzazione anche nelle zone vincolate, lasciando alle pubbliche amministrazioni la facoltà di controllare ex post, cioè di bloccare eventualmente i lavori solo a fatto già avvenuto, entro 30 giorni e negoziando con l’impresa (autocertificante).
E già iniziano a farsi sentire le proteste degli ambientalisti e di tutti coloro che si impegnano per la salvaguardia del patrimonio storico-artistico e paesaggistico, i quali vedono nella nuova norma una grave minaccia per tutti i luoghi in cui il paesaggio offre splendide vedute ed il territorio è ricco di ambienti incontaminati, in prima linea il nostro Molise.
Anche se il provvedimento indica chiaramente la possibilità di bloccare quei lavori che arrechino grave danno al patrimonio artistico, all’ambiente e alla salute, le perplessità di molti restano forti, perché si antepone al benessere pubblico e al patrimonio della nazione la fatturazione aziendale, e quindi la cementificazione e la riduzione del suolo naturale, che già consumano oltremodo alcune regioni italiane.
Operazione in netto contrasto con l’art.9 della Costituzione, che è a tutela del paesaggio.
Considerando il polverone che giustamente si solleva ogni qualvolta in Molise si profili l’ennesimo impianto di nuove pale eoliche (purtroppo i casi sono stati e sono tuttora anche troppi), poiché già bastano quelle esistenti a deturpare la natura incontaminata dei paesi che le sopportano, c’è già chi vede nel provvedimento un avanzamento devastante e incontrollato di queste installazioni, anche nelle zone più pregevoli della regione.
Ma la proliferazione dell’eolico è soltanto una delle tante minacce, visto che interventi legislativi in questo senso incrementano anche i propositi edilizi, in un’area la cui consistenza geologica li sconsiglia assolutamente.
Vi è chi delinea l’ipotesi di uno scempio dell’antica città sannita di Sepino e delle altre città di notevole valore storico e archeologico, di tutto l’Altomolise, di Castel San Vincenzo, del monte Caraceno, bellissima zona boschiva e paesaggistica che affaccia sul Parco Nazionale d’Abruzzo.
Per adesso sono solo congetture, ma chi ama la natura e la storia dei nostri territori si tiene già sull’attenti, onde prevenire il danno piuttosto che tentare di curarlo quando sia già avvenuto.
Adele Moauro