AGNONE – Parla ad Ecodelsangro un operatore sanitario dell’Ospedale Civile di Agnone: “Chi ha elaborato il piano di rientro sembra essere un bambino di cinque anni a cui hanno messo in mano una Ferrari: sicuramente non sa come funziona un ospedale e che cosa è necessario mantenere e garantire perchè sia tale.
Qui, se rapidamente non si organizza in piena sicurezza l’emergenza/urgenza con delle linee guida chiare per ogni caso clinico, per ciascuno che, leggendo il cartello Ospedale, si presenta ai servizi di emergenza della struttura (dal bambino, alla gravida che ha rotto le acque, al vecchietto accidentalmente caduto, ecc. ecc) e tenendo presente il territorio, la popolazione, le difficoltà reali e materiali della montagna, presto o tardi non solo ci scapperanno i morti, ma pioveranno denunce penali a non finire, su noi, poveri malcapitati, che operiamo qui, e che dovremmo mandar via le persone, ma che non possiamo scappare da questo inferno, perchè ce lo impediscono”.
In effetti, la situazione del Caracciolo si presenta disastrosa. Il 2 novembre 2010 è stato effettuato l’ultimo intervento ortopedico di femore. Il giorno 1 novembre, ben 4 bambini di 3-4 anni, accompagnati dai genitori, sono stati rifiutati, non essendo in servizio pediatri (l’area pediatrica è stata smantellata), e costretti a recarsi ad Isernia, con genitori molto arrabbiati e delusi. Non si capisce bene come gestire l’emergenza/urgenza con due posti di Astanteria: la situazione richiederebbe una strutturazione tipo Pronto Soccorso con specialisti reperibili, ma non vi sono risorse né umane nè infermieristiche nè mediche.
Nessuno dalla struttura Commissariale, dall’ASREM, dalla Direzione Sanitaria del Veneziane, finora ha dettato le linee guida, creando una situazione di caos, confusione e alta pericolosità. Sembra che i pediatri, finchè non arriveranno disposizioni dalla Direzione Sanitaria, continueranno ad essere reperibili; così il Prof. Nicola Iavicoli, che è intenzionato ad andare comunque avanti, garantendo tutte le emergenze/urgenze chirurgiche, e ricoverando anche oltre i limiti, perchè ritiene si debba avere rispetto della vita delle persone: “in Italia si viene condannati se le persone sono state rifiutate o muoiono, non se le persone vengono curate”.
In tutta la struttura sono stati smantellati i posti letto previsti, la ginecologia sta per essere trasferita nel piano della chirurgia e avrà una seduta operatoria, il martedì, per qualche intervento programmato. Inoltre continua l’ambulatorio di ostetricia-ginecologia, ancora non è arrivata comunicazione al 118 di non portare i codici rossi nella struttura. Domani alle ore 16.00 il Dott. Manfredi Selvaggi dovrebbe fare chiarezza, in una riunione limitata ai soli responsabili di ciò che è rimasto attivato.
L’ex Ospedale di Agnone ormai non può più dirsi una struttura ospedaliera.
Adele Moauro