ISERNIA – Mercoledì 10 febbraio, giornata del ricordo. Dedicata alla celebrazione di una pagina di storia patria insanguinata e colpevolmente dimenticata per oltre mezzo secolo, quella delle foibe e dell’esodo degli istriani, giuliani e dalmati. E’ Alberto Castagna, leader di movimento politico di destra, che vuole ricordare le migliaia di vittime civili brutalmente trucidate dai comunisti titini.
«Subito dopo il 28 aprile 1945 iniziò l’eccidio di fascisti o di presunti tali, fatti prigionieri e uccisi senza processo o dopo sommari giudizi. – esordisce Castagna – Le esecuzioni arbitrarie continuarono, colpendo non solo ex-fascisti, ma anche semplicemente dei noncomunisti, come sacerdoti, piccoli proprietari terrieri, monarchici. D’altronde, il segretario del partito comunista Palmiro Togliatti, già fuoriuscito in Unione Sovietica, complice delle purghe staliniane anche nei confronti di comunisti italiani e assertore dell’utilità “pedagogica” dei maltrattamenti inferti ai militari italiani prigionieri in Russia, aveva prescritto: “Epurare integralmente dai fascisti”.
Il numero dei soppressi dopo la guerra civile non è stato mai accertato, ma sembra ragionevole stimare che superi le cinquantamila unità. Ed eccoci arrivati alle foibe. Gli infoibati, ossia le vittime della “pulizia etnica” attuata in Venezia Giulia e in Dalmazia dai partigiani comunisti jugoslavi. I comunisti gettarono migliaia di italiani, non tutti fascisti e molti addirittura antifascisti, nelle grotte carsiche dette foibe, oltre a farne scomparire altre migliaia eliminandoli nei modi più crudeli. Tutti questi crimini, che non possono essere giudicati atti bellici, ma delitti comuni, in quanto compiuti su inermi a guerra finita, sono stati sottaciuti a lungo, in taluni testi scolastici di storia anche adesso, e rimangono senza castigo.
A confermare che la pulizia etnica è continuata anche a guerra finita sono le affermazioni di Milovan Gilas, segretario della lega comunista jugoslava che, in un’intervista di alcuni anni fa a un settimanale italiano, ammette senza giri di parole: “Nel 1946 io ed Edvard Kardelj andammo inIstria ad organizzare la propaganda anti-italiana; bisognava indurre gli italiani ad andare via con pressioni di ogni tipo. Massacri di civili, violenze, torture, affogamenti di massa, mutilazioni; così fu fatto”». Il 10 febbraio si ricorda quell’orrore.